L'ANTIBIOTICO RESISTENZA

VIRUS E BATTERI NON SONO UGUALI!

Spesso usiamo il termine generico “microbi” per riferirci a batteri e virus, ma tra queste due entità biologiche ci sono profonde differenze.

I virus sono estremamente semplici e sono composti solo da un “guscio” di proteine che contiene il materiale genetico (DNA o RNA). I virus non sono autonomi e per riprodursi sono costretti ad utilizzare le strutture interne proprie di altre cellule.

I batteri hanno strutture interne proprie e specializzate che permettono loro di essere indipendenti, in grado di vivere e riprodursi autonomamente.

I batteri non sono sempre pericolosi per la nostra salute: il nostro corpo è interamente abitato da batteri “buoni” che vivono in perfetto equilibrio tra loro e con le nostre cellule e sono partner importantissimi che lavorano attivamente nel mantenerci in un buono stato di salute. La presenza di questi batteri “buoni” è indispensabile per la nostra stessa esistenza: i batteri presenti nel tratto digerente ad esempio

  • partecipano al processo digestivo
  • producono vitamine e sostanze che migliorano l’assorbimento dei nutrienti e dei sali minerali, inclusi ferro e calcio
  • producono particolari molecole che impediscono ad altri microrganismi pericolosi di attaccarci e colonizzare i nostri tessuti
  • sono in costante contatto con il sistema immunitario e ne modulano le risposte.

Ma oltre ai batteri “buoni” esistono anche dei batteri “cattivi” (patogeni) che quando entrano in contatto con noi possono causare infezioni anche molto gravi, come ad esempio polmoniti, meningiti o endocarditi.

La differenza tra batteri patogeni e batteri benefici è data dalla capacità dei primi di penetrare in un ospite e riprodursi all’interno di questo (invasività), danneggiandolo con la produzione di tossine batteriche (tossigenicità).

Gli antibiotici sono una classe di farmaci sviluppata per combattere le infezioni causate dai batteri pericolosi. L’azione dell’antibiotico deriva dalla capacità di colpire le strutture interne proprie dei batteri, strutture che, invece, non sono presenti nelle cellule del corpo umano.

Il principale limite degli antibiotici risiede nell’incapacità di riuscire a distinguere i batteri “buoni” dai batteri “cattivi”.

L’utilizzo dell’antibiotico ha un importante effetto negativo anche sui batteri “buoni” che compongono la flora batterica intestinale e questo spiega perché, nel corso di un trattamento con antibiotici, spesso compaiono disturbi del tratto gastrointestinale come feci molli o diarrea.

A differenza dei batteri, i virus non hanno alcun tipo di struttura su cui gli antibiotici possono agire, e per questo motivo non risentono in alcun modo dell’effetto di questi farmaci.


Quando veniamo colpiti da un’infezione virale, come ad esempio un raffreddore, un’influenza, un mal di gola, utilizzare un antibiotico è inutile e inadeguato nei confronti del virus che ha causato la malattia: questo farmaco, infatti, non avrà alcun effetto sul virus che ha causato il problema ma anzi andrà a colpire e uccidere i batteri “buoni” che vivono con noi e che sono i guardiani della nostra salute, esponendoci a grandi rischi.


L'ANTIBIOTICO RESISTENZA

L’antibiotico resistenza è la capacità dei batteri di resistere all’attività di un farmaco antibiotico.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO) definisce l’antibiotico resistenza come “la resistenza dei batteri ad uno specifico antibiotico che originariamente era efficace per il trattamento di infezioni causate dagli stessi”.

Lo sviluppo della resistenza è un normale processo evolutivo e si verifica quando i batteri vengono esposti agli antibiotici: i batteri, infatti, cercano di difendersi mettendo in atto strategie di sopravvivenza.

Attraverso mutazioni genetiche, i batteri modificano le loro strutture cellulari, bersaglio degli antibiotici, diventando resistenti a questi farmaci. La resistenza in alcuni casi può essere trasmessa da un batterio ad un altro. Nascono così nuove generazioni di batteri, resistenti anche a più antibiotici contemporaneamente, che si diffondono nella popolazione causando infezioni non più curabili con i farmaci fino a quel momento efficaci.

Il largo uso che è stato fatto degli antibiotici nella medicina umana, in quella veterinaria, in zootecnia - soprattutto negli allevamenti intensivi - e nell’agricoltura ha causato e continua a causare l’evoluzione dei batteri verso forme resistenti.

Si favorisce lo sviluppo di ceppi batterici resistenti anche quando l’antibiotico viene usato in modo non corretto, ad esempio per trattare infezioni virali oppure riducendo la durata del trattamento o non osservando la posologia corretta per trattare un’infezione batterica diagnosticata: in questo caso la quantità di farmaco presente nell’organismo non sarà sufficiente per combattere efficacemente i batteri, i quali sopravvivranno e potranno così sviluppare resistenza.

È ormai riconosciuto che l’utilizzo eccessivo e inappropriato degli antibiotici è il fattore che ha determinato un ampio e rapido sviluppo di ceppi di batteri resistenti a questa classe di farmaci.


ANTIBIOTICO RESISTENZA NEL MONDO: UN ALLARME GLOBALE

L’antibiotico resistenza è una delle minacce più gravi che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni. Il rapporto presentato nel Maggio 2016 dall’economista inglese Jim O’Neill riporta che se non si interverrà in modo massiccio e globale nell’arco di pochi anni nel mondo il numero di morti conseguenti ad infezioni comuni non più trattabili passerà dagli attuali 700.000 a oltre 10 milioni, 1 decesso ogni 3 secondi, superando i decessi causati ogni anno dal cancro o da incidenti stradali. 

Nella sola Europa è previsto che dal 2050 ogni anno moriranno 390.000 persone a causa dell’antibiotico resistenza, un numero superiore a quello previsto per tutto il Nord America (317.000 morti ogni anno) e di poco inferiore a quello che potrebbe essere registrato nell’America Latina (392.000 morti ogni anno).

Se gli antibiotici dovessero perdere la loro efficacia, come sta già avvenendo, molte pratiche chirurgiche comuni, oggi ritenute semplici e sicure come interventi all’intestino, parti cesarei o sostituzioni di articolazioni, in breve tempo non saranno più eseguibili in quanto diventeranno troppo rischiose.

 

ANTIBIOTICO RESISTENZA IN ITALIA: IL NOSTRO PAESE SUL PODIO DEI PEGGIORI

In Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa.

I dati pubblicati dall’Agenzia Italiana del Farmaco riportano che oggi nel nostro Paese, ogni anno, quasi il 10 per cento dei pazienti va incontro a un’infezione batterica resistente ai trattamenti antibiotici e questo determina migliaia di decessi. La situazione è particolarmente complessa a livello ospedaliero. Il Direttore della Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Ospedale di Pisa ha recentemente dichiarato che “l’8-10 % dei pazienti in ospedale va incontro a infezioni contratte durante il ricovero. In terapia intensiva, questa incidenza può raggiungere il 15% dei ricoverati e il 20% dei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica prolungata è a rischio di sviluppare polmonite” i cui tassi di mortalità possono raggiungere anche il 50% dei soggetti colpiti.


La diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici è determinata dall’uso improprio che viene fatto di questi farmaci. Nel 2015 in Italia il 37% dei soggetti con diagnosi di infezioni virali delle prime vie aeree ha ricevuto impropriamente una prescrizione di antibiotico.


Nel nostro Paese gli antibiotici vengono impiegati in dosi massicce anche negli allevamenti intensivi per garantire la sicurezza sanitaria dell’allevamento: diluiti in acqua o nel mangime, questi farmaci vengono somministrati agli animali per prevenire e contenere il diffondersi di infezioni che potrebbero causare vere e proprie epidemie. L’utilizzo smodato di antibiotici in zootecnia, itticoltura ed in agricoltura ha portato allo sviluppo e alla diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici più comunemente utilizzati.